Heiner Muller venne definito il “massimo esponente del teatro vivente” dopo Samuel Beckett ed è sicuramente il più importante drammaturgo tedesco del XX Secolo assieme a Bertold Brecht.
Tuttavia il suo scrivere un teatro “enigmatico e frammentario” e il suo sfacciato ragionamento sulla modernità attraverso la riscrittura di classici, ha reso assai complessa l’accettazione del suo lavoro di autore, i suoi testi vennero spesso censurati o proibiti in una Germania spaccata a metà e con un
profondo senso di imminente catastrofe nucleare.
Quartett è uno dei testi più celebri e controversi della produzione di Muller, uno dei padri di quello che oggi viene chiamato “teatro postmoderno” o “post-drammatico”. La sua complessa struttura testuale, pregna di riferimenti filosofico-letterari, e il suo profondo scavo nella perversione umana e scenica rende spesso gli allestimenti di tale testo simili a letture o teatro declamatorio, cosa che contribuisce a spostare Muller spesso nell’ambito del letterario più che del performativo.
La sfida di questo progetto è proprio quella di rendere all’opera di Muller l’azione drammatica e teatrale che il suo autore, per il semplice fatto che scriveva prosa drammatica e non saggi filosofici, auspicava.
L’evento, l’azione drammatica non è che non sia presente in Muller, è nascosta, striscia sotto i fiumi di parole a coprire il vuoto, ma c’è. Ed è lì lasciata a pulsare sotto le bruttezze e le mostruosità del nostro essere bestie spesso prive di poesia e assieme capaci di vertiginosi slanci del pensiero. Per questo Quartett può essere visto come il selvaggio ring dove due amanti perduti e annoiati possono evocare le loro più perverse fantasie in un duello di fioretto dell’immaginazione, un cruento gioco di ruolo dove entrambe le individualità tentano di sopraffare l’altra, di rendersi necessarie.
L’utilizzo della riscrittura dei classici per indagare il suo tempo viene riproposto da Muller anche in Quartett, dove i due protagonisti, ricostruiscono attraverso un sadico gioco delle parti la storia de Le Relazioni Pericolose di Laclos.
La trama che ne emerge diviene, oltre che il racconto delle vicende parigine dei due amanti, l’emblematica storia dei due sessi: un Adamo ed un Eva della moderna concezione dei rapporti tra i generi, due figure archetipiche confinate nel vuoto, che occupano il tempo e lo spazio esorcizzando ritualmente la loro condizione.
Ma nulla può giungere a vero compimento in un’atmosfera sospesa e paradossalmente onirica. L’unica certezza alla fine risulta l’ineluttabilità del destino, e forse la consapevolezza che tutta la razza umana potrebbe essere solo il cancro del mondo.
CAST ARTISTICO
ALESSANDRO MARMORINI (regia): Classe 1989. Laureato con 110 e Lode in Scienze Letterarie, artistiche e dello spettacolo. Nel 2011 si diploma presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, dove studia, tra gli altri, con maestri quali Massimiliano Farau, Marco Baliani, Peter Stein e Massimo Popolizio. La sua carriera inizia per il Teatro di Roma con il debutto al Teatro India dello spettacolo “Il re” per la regia di Giorgio Prosperi. Gli anni successivi lo vedono impegnato al fianco di Carlo Cecchi in “Sogno di una notte d’estate” e, sempre prodotto dal Teatro Stabile delle Marche, nel “Franco Quinto” di Friedrich Durrenmatt per la regia di Lorenzo Loris, il quale lo conferma subito dopo come Laerte per il suo “Amleto” prodotto dal Teatro Stabile di Innovazione Out Off di Milano. Nel 2013 è nel cast de “La Cocciutaggine” di R. Spregelburd, messo in scena in Italia per la prima volta. Nel 2018 è nel cast di “Notte di Follia” di J. Balasko per la regia di Antonio Zavatteri prodotto da La Contrada Stabile di Trieste.
Lavora con G. Anfuso, direttore artistico del Teatro Stabile di Catania agli allestimenti di “Il Tartufo” di Moliere, “Il Prigioniero della Seconda Strada” di Neil Simon, “Classe di Ferro” di L. Nicolaj e “Le Serve” di J. Genet. Per la Sus Babi Teatro firma le regie de “Il Duello” di J. Conrad nel 2014, “Mandragola” di Machiavelli nel 2015, “Sogno (ma forse no)” di Pirandello nel 2016 e Caesar (adattamento de il Giulio Cesare di Shakespeare) nel 2017.
ROBERTO NEGRI (Valmont): Attore di grande esperienza, comincia la carriera al fianco di Giorgio Albertazzi. E’ diretto in teatro tra gli altri da A. Pugliese, L. Ronconi, G. Nanni, M. Mongelli, M. Belli, P. Nagy, R. Caporossi.
Negli ultimi anni è interprete di adattamenti di L. Sciascia, come Amore intorno al vuoto, Il giorno della civetta e A ciascuno il suo. Nel 2017 in Uno sguardo dal ponte di A. Miller è diretto da E. M. Lamanna. Firma una regia di successo e interpreta Finale di Partita di Beckett. Nello stesso anno è il protagonista di Caesar per la regia di A. Marmorini.
Per la televisione lavora con la regia di Damiani, Oldoini, Serafini, De Maria, Monteleone. Sul grande schermo tra gli altri è diretto da Sollima (ACAB), Moretti (Habemus Papam), Morabito (Il venditore di medicine). Nel 2018 è coprotagonista del film Un’avventura, con Michele Rondino e Laura Chiatti, per la regia di M. Danieli.
CRISTINA GOLOTTA (Merteuil): Nata a Torino nel 68'. In Teatro lavora diretta da G. Boccaccini, M. Perriera, W. Manfré, C. D'Elia, Y. Taki, R.Martinelli, G.Dall'Aglio, L. Galassi, M. Fallucchi, L.Damiani, G. Sammartano, G. Nanni, M.Lucchesi, C. Di Scanno, G. Migliorelli, A. Narsi, E. Cantoni e L. Melchionna, C. Maione, G. Stasi. Con Melchionna prosegue la sua collaborazione all'interno dello spettacolo “Dignità Autonome di Prostituzione”.
Al cinema ha lavorato diretta da R. Torre, G. Piccioni, M. Nichetti, S. Montresor, L. Gasparini, F. Risuleo, G. Bognetti e C. Filippi. Con quest’ultimo ha girato come protagonista il cortometraggio “Marciapiede” presentato in diversi festival nazionali e internazionali (fra i quali Cannes e Tangeri).
Per la Tv ha preso parte alla soap “Vivere” (registi vari), a diverse docu-fiction per il programma “Italia sul Due” diretta da F. Gennaro e D. Frasnelli e alla fiction per il programma Ombre sul giallo “Il caso Don Carli” diretta da F. Vannini. Personaggio fisso di serie nell’ultima edizione di “Provaci ancora prof 7” in onda in prima serata Rai 1 nei panni della romena Maria Dragan con la regia di L. Gasparini. E’ protagonista del cortometraggio L'altra metà in luce per la regia di C. Alfonsi in compagnia di Erika Blanc e attualmente candidato al David di Donatello 2019.